martedì 28 dicembre 2010

Freddo.

E quando stanotte mi stringerò sotto le coperte, per ripararmi dal freddo pungente che non ti lascia un momento, fingerò di averti accanto, immaginerò la tua pelle liscia che sfiora la mia.
I tuoi capelli che fastidiosamente si insinuano tra le dita. Vedrò il tuo ventre alzarsi e abbassarsi mentre respiri così leggermente che quasi mi chiedo se sei ancora viva. Immaginerò i tuoi occhi che d'un tratto si aprono e mi guardano sorpresi e consapevoli. Guarderò i tuoi occhi enormi e colmi dell'infinito, e piano piano, mentre mi sfiorerai con il dorso delle dita, mi addormenterò felice. E farò sogni così belli che non so se poi mi sveglierò più.


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martedì 21 dicembre 2010

Ma più di un'impronta, la luce, non è.

Uno sguardo rivolto altrove, un tempo ormai perso...
Baciavi le mie labbra e sembravi morire a far altro,
Come una bambina al primo amore prendevi
le mie mani col vento che la faccia ci graffiava.
Adesso incrociando gli sguardi, non riesci neanche più a concedermi quelle occhiate, perchè quegli occhi lo sai, non posson proprio nascondere, nasconder niente di te..
Per paura che quel fuoco un tempo tanto ardente, ti riprenda e lo sai.. può bruciare ancora molto
ma un fuoco non è un incendio e abbastanza non è....

Neanche una lacrima ma tante e poi tante altre parole, che parlano di tutto, ma di niente che abbia a che fare con noi, Perchè unico è stato e amore no, non lo era.
Insieme sperimentammo qualcosa di diverso
E l'universo era grande quanto noi, ma le stelle lo sai.. Prima o poi finiscon tutte.
E la luce fa presto, ma non abbastanza per l'universo.
Come una stella ormai spenta, tu arrivasti da me,
La luce c'era ancora, ma più di un'impronta, la luce, non è....

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mercoledì 1 dicembre 2010

Il Carillon Silenzioso...

Pian piano i muscoli delle dita fecero sì che la manovella girasse e girasse... Quando finalmente si fermarono, dopo poche frazioni di secondo, il carillon cominciò la sua lenta e dolce tempesta di suoni: Una dopo l'altra le note scorrevano quasi mischiandosi nel flebile ruscello musicale...
E più la musica andava avanti più aumentava d'intensità e più la struttura armonica si complicava.
Non era come gli altri carillon quello, la melodia non finiva, non si ripeteva ciclicamente. Nasceva e andava avanti e avanti come nasce e vive un individuo... Ad un tratto le note si fecero strane, non più armoniose e allegre, si assottigliarono nuovamente, calarono d'intensità e la grande armonia si trasformò in un'unica, triste melodia... Sempre più flebile, sempre più simile al silenzio. Sinchè solo chi ne aveva conosciuto l'inizio poteva ancora intuirne l'andamento. I nuovi ascoltatore non avrebbo sentito nulla. Soltanto una bellissima scatola decorata e che guardata attentamente dava un vago senso di inquietudine, Lei continuava a suonare, in silenzio, poichè le note erano divenute troppo tristi per essere ascoltate da chi sopraggiungeva e troppo dolorose (e badate che il dolore è ben altra cosa che la tristezza) per coloro che ormai potevano soltanto intuirle... La triste melodia ormai apparteneva soltanto al carillon e a nessun altro. I nuovi arrivati vedevano soltanto l'allegra immagine. Coloro che avevano udito l'inizio della riproduzione preferivano ignorare, ormai, la dolorosa intuizione musicale e come i nuovi ascoltatori che non erano più che visori, ne ammiravano l'allegria dei colori e delle forme in modo da potersi nuovamente dedicare all'ascolto di armonie ben più allegre e abbandonare quella singola, buia melodia.
Un colorato, allegro bel Carillon infinitamente triste nella sua solitudine...















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Il Carillon Silenzioso...
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venerdì 26 novembre 2010

Riflesso...

Oltre la polvere che aleggia nell'aria densa del tempo, in una scheggia appartenente ad un vecchio specchio ormai in frantumi, oltre l' umida condensa, in penombra un riflesso che certamente non è il mio mi osserva.
È trasandato, non ha luce nello sguardo ormai spento. Guardando bene i suoi occhi si intravedono le ferite profonde dell'anima di chi non usa un mantello per coprire le pozzanghere al passaggio di una dolce ragazza ma se stesso venendo calpestato senza riguardo alcuno. E non gli importa nemmeno, ormai abituato al dolore non può far altro che assaporarlo e accoglierlo come si accoglie un vecchio amico, senza lamento alcuno. È un riflesso che oltre allo sguardo spento ha avuto negli occhi la speranza di qualcosa per lui al di fuori della solitudine, ma che d'improvviso, come un muro che collassa su se stesso, si sia reso conto della pazzia e della fugacità di quella spiaggia così bella e lontana, dove chi è solo con se stesso nell'anima e nel cuore non può avere accesso...
Eppure quel riflesso mi guarda dritto negli occhi, e veste i miei vestiti e le mie espressioni. E mi rendo conto che quel riflesso è più armonioso di quel che sembra, perchè è un riflesso e la realtà è ben lungi dall'apparire così rosea. Non può essere il mio, perchè lui è in pace con se stesso, ma quello che è oggetto del riflesso e soggetto della realtà non riesce a darsi pace ed accettare quello di cui il riflesso vive... Quello che realmente dovrebbe essere il mio riflesso interno, al contrario di quello esterno che appare su quella scheggia di vetro, non ha nulla a che spartire con la serenità e con l'accettazione... La lotta tra esterno ed interno è tuttavia così vaga e discontinua che pian piano non si distingueranno più, oggetto e soggetto mischiati e in pace nel trionfo della guerra...




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venerdì 6 agosto 2010

Silenzi...

Un' unica lieve brezza accarezza il mio pensiero mentre questo vaga in ogni direzione, traendo piacere da ogni più piccolo sospiro. E tutto appare perfetto per com'è, senza rimpianti lascio alle spalle il passato e non con curiosità, ma con gioia accolgo il futuro, ma quell'attimo che urla è l'infinito presente, senza bisogno di parole i nostri pensieri si accarezzano. Si incastrano in modo perfetto e nulla può intaccarli. Trasudiamio serenità e non ci sono parole che servano...
Tutto in un unico attimo di perfetto silenzio...



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martedì 12 gennaio 2010

Passione...

Il sole brucia la mia anima
che si consuma e si lacera
vittima del più estenuante dei dolori...
Eppure, in preda ad un' ardente follia,
non riesco a sottrarmi a quei caldi fasci luminosi
che finalmente rianimano il mio cuore,
riscaldandolo fin a farlo sanguinare
e la folle gioia mista al mortale dolore
mi fa finalmente sentire vivo.



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