giovedì 13 ottobre 2011

Granelli...

Come una stringente prigione di ferro e sbarre, che ti toglie il fiato per quant'è stretta, così quest'idea mi soffoca, non mi lascia andar via.
Come una nuova stella, piano piano si spegne, soffoca e poi in piena magnificenza implode su se stessa per dar vita a qualcosa d'altro, così il mio sentimento implode, perchè troppo grande e ristretto in uno spazio troppo piccolo, sempre più costretto a diminuire, si comprime dentro di me e ogni tanto una nuova implosione mi scuote e nuova luce è.
Ma sono cicli sempre più corti e non rispondo più a nessuna legge fisica, al contrario delle stelle, continuo verso il baratro, verso il buco nero, così misterioso e solitario, quasi agogno una vita del genere.
Costretto a provare tutto per qualcosa di unico, nulla lontano da Lei mi appare interessante e riesco a vedere l'infinito universo dipinto con colori nemmeno lontanamente immaginabili nei suoi occhi lontani e irraggiungibili.
Solo qualche piccolo, infinitesimale granello di polvere stellare mi è stato concesso di afferrare di quest'infinito universo e come chi assaggia il paradiso è poi condannato all'inferno, io sono rinchiuso dal bisogno di Lei. Solo con qualche granello, convivo con me stesso.

mercoledì 5 ottobre 2011

Schiavo...

Schiavo è colui che ha assaggiato il cibo del padrone e spera servendolo di averne ancora.
Schiavo della società è colui che elemosina attenzioni e successi.
Schiavo dell'amore è colui che non si accontenta di un compagno ma che ne brama sempre uno ancor più inarrivabile.
Schiavo di se stesso è colui che è attanagliato dalla paura e dalla vergogna.

Io sono il suo schiavo, perchè con lei ho assaggiato il paradiso e nulla di interessante può esserci lontano da lei, schiavo di un'inconsapevole crudeltà, perchè crudele è chi fa assaggiare senza saziare... e schiavo è colui che assaggia e non si sazia.

lunedì 11 aprile 2011

Incertezze..

Un vecchio spaziava con lunghi e precisi passi, tra le immense rovine di un'antica città, ora buia, fredda, deserta. Le sue gambe esperte sembravano muoversi secondo un disegno prestabilito, ma il vecchio ingenuo ormai ignorava quello che forse un tempo aveva conosciuto. Il vento aveva abbandonato da tempo quel posto morto, tra vecchie colonne ormai crollate si scorgeva ancora qualche pezzo di vita passata e qualche impronta di qualcun altro che aveva preceduto il cammino del vecchio. Ma tutti coloro che affrontavano quel percorso non ne conoscevano nè l'inizio nè la fine, una deviazione continua, una ricerca senza qualcosa da trovare.
Caduce e tenue la coscenza del vecchio ormai si dirigeva alla deriva e stava giungendo il termine. Ne era consapevole eppure non se ne accorgeva, camminava e camminava, tra le immense rovine del suo spirito, superava costruzioni un tempo solide e sicure, adesso a pezzi sparse sulla terra liscia e fredda.
Nessuna mano arrivava a guidarlo, nessuna voce a consigliarlo, nè tantomeno nessun altro spirito ad accompagnarlo. Il vecchio stava sparendo, profondamente vergognato di se stesso eppure inconsapevole di ciò. Arrivò ad un punto che il suo corpo conosceva bene, le rovine erano più rade e si intuiva l'andamento di una strada maestra, i suoi piedi ancor più sicuri la imboccarono, le sue mani sfiorarono le superfici conosciute, ma il suo sguardo era vago e dritto, spento di ogni luce e quella strada non portava più a nulla. Forse prima di sparire tornò un po' di senno e nel vecchio crebbe lo stupore e la vergogna alla vista delle rovine e della sua condizione. Poi non esistette più.

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